DOMENICA, 13 FEBBRAIO 2011 LA REPUBBLICA - ROMA
L´urbanista Berdini: il regista dovrebbe essere il Comune, invece qui è il privato
Il riuso di questi edifici dà la possibilità di ripensare la città e di portare servizi
«Il riuso delle caserme dà la possibilità di ripensare la città, saldare vecchie cesure e portare servizi nei territori dove invece sono completamente assenti. Purtroppo, invece, si sta perdendo un´occasione storica. E con la vendita dei forti militari a privati è altissimo il rischio di una speculazione che devasterebbe alcuni quartieri». Paolo Berdini, urbanista e professore universitario, vede nella delibera più una débâcle che un´occasione di sviluppo.
Cosa non va nella delibera approvata lo scorso 29 ottobre dall´assemblea capitolina?
«In questa operazione il privato è decisivo. Si vende un patrimonio pubblico ed inevitabilmente si rischia una speculazione. Così i destini della città li decidono le imprese alle quali vengono regalati degli immobili di grande valore. In Europa questo non avviene mai, è una tipicità tutta italiana».
Quali sono gli esempi europei con i quali bisognerebbe confrontarsi?
«Penso alla Francia come alla Spagna. Lì i forti non sono stati venduti ai privati, ma dati in concessione per 99 anni. Sono state realizzati in alcuni casi poli culturali d´eccellenza, in altri alberghi di lusso o residenze. Ma lo Stato ha sempre il controllo, a Roma invece si aliena completamente il patrimonio».
Secondo la delibera saranno però fatti degli accordi di programma su ogni caserma.
«Manca la visione urbanistica, l´approccio complessivo alla città e invece si analizza caso per caso. Quella delle caserme è una rete e come tale andrebbe valorizzata. Si consideri che soltanto il 20% dei forti sarà destinato a servizi pubblici, una percentuale davvero troppo bassa. Poi non si parla di case popolari: è una cattiveria sociale se si pensa che 40mila persone sono in emergenza abitativa».
Quale sarebbe la ricetta giusta per Roma?
«La sfida per reinventare l´uso dei forti potrebbe essere intrapresa solo con un connubio pubblico e privato. Una stretta collaborazione tra istituzioni statali ed enti attraverso modelli di partenariato. Il regista dovrebbe essere il Comune che si fa carico delle carenze della città, invece è il privato che avvia il processo di valorizzazione».
C´è grande fermento in città. Decine i comitati che si stanno mobilitando. Quali osservazioni presenterebbe al Comune?
«Serve un´omogeneità della destinazione d´uso: un terzo per i servizi pubblici, un terzo per l´housing sociale e un terzo per i privati per realizzare alberghi o case».
(l. s.)
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